Il dolore cronico

In questo articolo voglio parlarti del dolore cronico che non ha la funzione di segnale di allarme
per l’attivazione di difese immediate, come nel caso del dolore acuto. (1)
Il dolore cronico si caratterizza piuttosto per la sua persistenza nel tempo e costituisce per ciò una vera e propria patologia, è classificato come tale dalla letteratura scientifica e colpisce oltre il 20% della popolazione mondiale. (2)
Il dolore in questo caso può essere conseguenza di lesioni del nostro organismo a carico di articolazioni, ossa, tendini, muscoli, legamenti, organi, oppure conseguenza di patologie infiammatorie degenerative come la spondilite o l’osteoartrosi. Ma non solo: il dolore cronico si manifesta talvolta anche in situazioni in cui non soffriamo di lesioni o malattie conclamate. E’ il caso ad esempio della sindrome del colon irritabile nella quale il dolore sopravviene pur in assenza di qualsiasi anomalia dei tessuti o ancora il dolore all’arto fantasma e infine nel caso della fibromialgia. Ti devo anche dire che si osservano casi nei quali non si prova dolore pur in presenza di lesioni ai tessuti quali tendiniti, rotture, meniscopatie, ernie del disco. Oppure -ancora- casi in cui il dolore cronico non è riconducibile a nulla ti tutto ciò. (2-3)

La conclusione è che non esiste, per tutti noi, una relazione diretta e scontata tra lesioni o danni e dolore cronico. Il dolore cronico infatti può dipendere, per ogni individuo, da fattori di natura diversa: biologica, psicologica o sociale.
Questa è la ragione per la quale nell’approccio terapeutico al dolore cronico si utilizza il cosiddetto “modello biopsicosociale”. (4)

Questo metodo obbliga a considerare, oltre all’ambito di origine fisico-organica del dolore come nel caso di lesioni, malattie o disturbi congeniti, anche l’eventuale sussistenza di cause psicologiche quali ansia, depressione, stress o anche trascorsi traumi di natura sociale come l’abuso, l’abbandono, il bullismo, il rifiuto sociale, cause che possono essere ulteriormente aggravate in condizioni soggettive particolari quali povertà, mancanza di lavoro, lutti. (4)

Devi sapere, inoltre, che il dolore cronico spesso si auto-alimenta in quanto è di solito associato a frustrazione, rabbia, percezione dell’ingiustizia ma anche, purtroppo, talvolta motivo di disperazione e auto-colpevolizzazione, condizioni nelle quali il dolore trova terreno fertile per amplificarsi. La letteratura scientifica ci spiega, inoltre, che atteggiamenti o abitudini di vita come l’inattività fisica, disturbi del sonno, l’uso di alcol o tabacco, l’alimentazione, possono influenzare l’evoluzione del dolore cronico. (4-5)

Posso dirti quindi, per concludere, che l’approccio alla cura del dolore cronico non deve essere un percorso generalizzato per ogni persona, con il ricorso esclusivo a terapie indirizzate agli aspetti fisico-biologici, ma occorre, innanzitutto, esplorare la persona nella sua specificità, indagando molteplici aspetti, non solo di natura fisica-biologica, perchè -come abbiamo detto- le cause del dolore sono diversificate e sono proprie di ogni individuo, in quanto appartenenti ad un essere unico, qual’è ognuno di noi.

Dott. Pierluigi Sinatti

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